La responsabilità , comunque, è dei medici che hanno abdigato e hanno trasferito ruolo e competenze ad economisti e ragionieri. I medici, già professionisti della salute , oggi, ridotti a svolgere un ruolo servile nei confronti della politica e degli interessi economici. D’altra parte, ridotti, quasi, alla fame dall’imperituro e costituzionale “diritto alla salute “, hanno dimenticato che etica e denaro si snodano su binari paralleli, laddove non esistono convergenze. Certo, qualche incarico dirigenziale che corrisponde ad una manciata di denari in piu’ , giustifica, per alcuni, l’asservimento e la capitolazione. Interessi economici e condizionamenti mistificanti dello status sociale, hanno costretto la stragrande maggioranza delle donne a considerare il parto in ospedale il raggiungimento di un obiettivo perequativo : chi è ricco partorisce in ospedale, o, ancora meglio, in casa di cura privata , chi è povero partorisce a casa. “La maggior parte delle donne che partoriscono è sana , afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe (che si occupa di Clinical Governance – Strategie aziendali per l’approccio di sistema al governo clinico), ha una gravidanza fisiologica, va incontro a travaglio spontaneo e dà alla luce un neonato dopo la 37esima settimana di gestazione”. Eppure in Italia, “anche in assenza di reali fattori di rischio, continuiamo a mantenere modelli organizzativi che medicalizzano gravidanza e parto, a dispetto di evidenze scientifiche che dimostrano che, per la maggior parte delle gravidanze fisiologiche, non ci sono benefici materni e neonatali per scegliere la sala parto, dove il travaglio è oggi caratterizzato da troppi interventi ostetrico-ginecologici, divenuti routinari, ma spesso inappropriati”. Infatti è scientificamente provato che l’eccesso di medicalizzazione nei travagli fisiologici può provocare danni iatrogeni , cioè complicanze e problemi. E’ necessario un cambiamento culturale e il perseguimento di un modello assistenziale che tenga conto dei fattori di rischio, ma che non sottoponga a procedure diagnostiche o terapeutiche donne senza fattori di rischio specifici. Il parto fisiologico, possibilmente non in ospedale, “ migliora gli esiti materni e neonatali, rafforza la percezione di benessere della donna, fa risparmiare la società, contrasta la cultura attuale nella quale, a fronte di un netto miglioramento degli indicatori di salute, si assiste ad una percezione soggettiva sempre più diffusa di malattia”.( Anita Regalia Ginecologa, già responsabile della Sala Parto presso la Clinica Ostetrico Ginecologica dell’Ospedale S. Gerardo di Monza) Il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists e il Royal College of Midwives, nel Regno Unito, in un documento congiunto , concludono che non vi sono motivazioni per non offrire la possibilità di un parto a domicilio alle donne a basso rischio di complicazioni, visto il favorevole rapporto benefici/rischi di questo intervento. Il documento valuta che le prove disponibili dimostrino la sicurezza della opzione domiciliare per molte donne selezionate, non solo in termini di sicurezza fisica, ma anche per quegli elementi che riguardano il benessere emozionale e psichico. Inoltre, la lunga esperienza olandese ( il 25% delle donne partorisce a domicilio) e più studi clinici osservazionali hanno evidenziato come madre e feto, accuratamente selezionati per una nascita a domicilio o in Unità ostetriche fuori dall’ospedale, assistiti da ostetriche esperte, hanno una probabilità inferiore, rispetto ad una donna ugualmente a basso rischio che partorisce in ospedale, di essere sottoposte ad interventi ostetrici senza svantaggi per la salute del neonato e della madre. In Italia dove esiste il pregiudizio contro il parto extra-ospedaliero, si dissuadono le donne sane dal partorire in casa, perché si dice che è più pericoloso, mentre non ci sono dati che sostengono questa pericolosità, piuttosto ci sono dati che dicono che gli ospedali con pochi parti sono più pericolosi degli ospedali con molti parti. Riportiamo quanto raccomanda il NICE, istituto nazionale britannico per l'eccellenza nella cura della salute: Fondamentale è spiegare alle donne in gravidanza che il parto, generalmente, è un evento molto sicuro sia per la donna, sia per il suo bambino; consigliare alle donne gravide, che hanno già figli, che il parto in casa e il parto in “casa maternità” ,sono la scelta ideale per loro, perché dalle evidenze scientifiche risulta che in casa e in casa maternità ,sono minori gli interventi durante il parto (episiotomia - taglio della vulva - forcipe, ventosa, etc.), minore la probabilità di cesareo, mentre gli esiti di parto per mamma e bebè sono gli stessi di una nascita in ospedale cioè non aumenta il rischio.
“i luoghi del parto” Per la maggioranza delle donne "a basso rischio di complicazioni", in buona salute, con una gravidanza senza particolari problemi , ci sono 4 possibili luoghi per il parto sicuro: 1. casa, 2. casa maternità (centro gestito da sole ostetriche), 3. centro gestito da sole ostetriche,ma collegato ad un ospedale , 4. unità di ostetricia di un ospedale o clinica
FATTORI DI RISCHIO CHE CONSIGLIANO IL PARTO IN OSPEDALE:
• Cardiopatie Ipertensione • Asma con esigenza di trattamenti ospedalieri Fibrosi cistica • Emoglobinopatie – anemia falciforme- beta‑talassemia maggiore - Pregressi disordini tromboembolici - Trombocitopenia o altri disturbi piastrinici, o piastrine sotto 100×109/litre- Malattia di Von Willebrand -Problemi di emorragie della madre o del feto - Anticorpi atipici con rischio di problemi emolitici al bambino • Ipertiroidismo diabete • Infezioni da Streptococco Beta emolitico, in questo caso si raccomanda profilassi antibiotica in travaglio, Epatite B/C con test di funzionalità epatica fuori norma, HIV , Toxoplasmosi in corso di trattamento , Infezioni attive di varicella, rosolia, herpes genitale di madre o feto , Tubercolosi in corso di trattamento • Lupus eritematosus, Sclerodermia • Funzioni renali anormali Patologie renali • Epilessia Miastenia grave Pregressi problemi cerebrovascolari • Patologie epatiche associate a test di funzionalità epatica anormali • Disordini psichiatrici • Condizioni legate alla storia di parto della donna e alla sua storia ginecologica • Complicazioni in gravidanze precedenti • Precedente morte neonatale o feto nato morto o morti legate a difficolta intraparto • Precedenti encefalopatie neonatali • Pre‑eclampsia con nascita pre-termine • Distacco della placenta con esito negativo • Eclampsia • Rottura dell'utero • Emorragia postpartum primaria che ha richiesto intervento o trasfusioni di sangue • Placenta trattenuta che ha richiesto la rimozione manuale • taglio cesareo • distocia di spalla • Complicazioni nella gravidanza in corso • Parti gemellari • Placenta previa • Pre‑eclampsia o ipertensione gravidica • Parto pretermine o rottura pretermine delle membrane • Distacco della placenta • Anemia – emoglobina meno di 85 g/litro all'insorgenza del travaglio • Morte intrauterina confermata • Induzione del travaglio per abuso di sostanze • Dipendenza da alcool • Insorgenza di diabete gestazionale • Presentazione anomala – podalico o trasverso • Indice di massa corporea superiore a 35 kg/m2 • Ricorrenti emorragie • Feto piccolo per l'epoca gestazionale (sotto al quinto percentile o con crescita ridotta) • Frequenza cardiaca fetale alterata • Diagnosi ecografica di oligo‑/polyhydramnios • Storia ginecologica pregressa • Miomectomia • Isterotomia
Le evidenze scientifiche sintetizzate dal NICE consigliano alle donne a basso rischio di partorire, previa disponibilità di un’assistenza ostetrica, al proprio domicilio o in un centro nascita (esterno all’ospedale, o adiacente alla sala parto), dove la percentuale di interventi ostetrico-ginecologici è più bassa e gli esiti neonatali sono di fatto sovrapponibili a quelli della sala parto.
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